Il filo rosso che unisce le storie di queste persone è il ritrovarsi seduti allo stesso tavolo, fra una chiacchiera e l’altra, fra un piatto di pasta e patate e una crostata improvvisata alle luci dell’alba.
Un cibo che unisce, un piatto che racconta, un ricordo che finisce per esser mangiato.
Sulla tavola prendono vita le paure, le angosce, le credenze e le preoccupazioni per gli imprevisti, in un una narrazione fatta fatto di umorismo e di colorate rappresentazioni dei dialoghi. Michele è meridionale ma si trova catapultato al nord a causa di un errore. Mario si sveglia di notte con voglie improvvise di piatti e di chiacchierare. Fra un racconto e l’altro sbucano indicazioni e ricette per la preparazione di gustose pietanze ideate dalla semplicità del contesto, privo di tutto ma carico di creatività e spirito d’adattamento. Il “doversi arrangiare” forzatamente pur di far passare il tempo è raccontato dal continuo paragone del presente con il passato.
Ogni piatto ha una sua storia, proprio come i quattro dentro alla cella del penitenziario.
Il libro è il frutto di un progetto creativo nato all’interno della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino, realizzato dalla redazione di Eta Beta Scs, dove il messaggio degli autori arriva forte e chiaro, fin dalle prime pagine.
La fragilità dell’essere umano è un criterio universale che accomuna tutti quanti i “privati della libertà”, qui palesemente sviscerata nella sola limitazione del movimento, ma non nel piacere di pensare, di sorridere, di ricordare.
Redazione
Chef Sopravvitto
AA. VV. a cura di Eta Beta
ETA BETA – La Galera, 2023
Pgg. 116